martedì, luglio 04, 2006

Milva la rossa, punta della notte rosa

La Sezione Lipparini, sabato 1 luglio si è recata in quel carnaio disumano che era la notte rosa. Abbiamo cominciato a girare, un po’ come la merda nei tubi, dalle 19 del pomeriggio e abbiamo levato le tende precisamente alle ore 3.15 del mattino.Siamo stati praticamente ovunque: Rimini ce la siamo girata tutta in lungo e in largo per assistere a questa boiata tremenda alla quale tuttavia non potevamo mancare. Per carità, di bella gente ce n’era, ma né più né meno delle solite notti estive riminesi: per chi non le frequenta valga come esempio pechino ora di punta, gente che esce sbuca da ogni parte che sembra di stare nell’area dell’inter quando difendeva felice centofanti ( e lo dico da interista); gonne corte ovunque, uomini e donne talmente ingellati, imparruccati, e phonati da sembrare di plastica o in vetro-resina…insomma va come deve andare quando nello smisurato e accaldato calendario di eventi ne becchi uno che non ti aspetti. Milva la Rossa in Concerto:in quel vespaio di beltà e gioventù fresca fresca un distaccamento della fiera dell’antiquariato. Ovviamente ci siamo precipitati senzas riserve in piazza Matteotti a Igea Marina al concerto della Rossa. Era già iniziato. In un palco piuttosto piccolo, con una platea ricavata in quella che di certo nei giorni scorsi era, e nei giorni seguenti sarebbe tornata, una balera da liscio, scorgiamo la sua chioma rossa circondata da teste d’argento, età media non inferiore ai cinquanta, e ci teniamo bassi, tutti a sedere o quasi. Artrosi permettendo.
La guardiamo, la studiamo, così e così, per capire come la diva del Teatro Piccolo sia finita a Igea Marina: lei ogni tanto si guarda il leggio, se lo riguarda, mira i musicisti, ritorna al leggio, quasi ci si appende. Si fa difficile interpretare la sua mossa. Sembra un pugile sonato, tentenna prima di cominciare il pezzo, anche lei studia la platea come una vecchia leonessa da circo studia il pubblico della serata tra le luci soffuse.
E poi, E poi.
Comincia a cantare.
E qui si scatena un casino da far venire la pelle d’oca, ricomincia a saltare tra le sue note e il pugile si scatena con i suoi acuti di destro e di sinistro i gravi, prima a sprazzi per non dar troppa confidenza alla voce e poi a fiume in piena.
A guardarla adesso e a paragonarla alle divette di MTV sembra di vedere il centravanti degli Scarsi Ignudi di Peretola e Maradona. Certo, non dribbla più le note come una volta, la voce le si è fatta un po’ imbolsita e vischiosa, ai limiti del regolamento, ma si libra di potenza che è un piacere, con quell’effetto di vinile d’antan che incute reverenza. Ruggisce eccome. I cinque musicisti le tengono dietro sapendo bene che è una testa matta, e ora sfavillantmente rossa; hanno le movenze dei difensori quando arrivava el pibe, e come andava a finire lo sapeva dio. Canta le poesie di Alda Merini, di Amalia Rodriguez, le canzonette degli anni cinquanta, ci scivola sopra e dova non arriva la voce ci arriva il mestiere e la classe, qualche vibrato che sfuma rapido e qualche fiamma di drago dalla chioma che ogni tanto rilancia in aria. Lo so è enfatica, antica, patetica a volte, fuori moda come il papillon, però la classe è classe e con i suoi modi esagerati te la pone lì di fronte di prepotenza, ma come se fosse la cosa più semplice del mondo: è questo il giochetto che incanta.
Ce l’ha tutte sotto il tacco destro, le divette, e le ha spente come cicche.
Sarebbe bastato il suo vestito, elegantissimo: pantaloni neri e una camicia bianca. E ferma lì. Che Donna! Veline good bye: andatela a prendere ora che la voce ha ripreso a correre a mò di Coppi sul Tonale
Inizia a parlare di Edith Piaf, Astor Piazzola, Giorgio Strheler con lo stesso pathos e tranquillità con cui Vladimiro parla dei compagni della sezione del partito comunista di Roccasecca, di quando nella notte di capodanno tra il 60 e il 61 entrò per la prima volta negli studi televisivi di Roma per cantare Milord, e nel riecheggiare la melodia è inarrestabile neppure a darle la caccia.
Lo spettacolo sta per terminare e le portano un mazzo di rose che prima guarda come l’uomo della propria vita e poi getta sul pianoforte come lo scontrino del cappuccino del bar.
Buonanotte madame Maria Ilva Biolcati, in una serata piena di jeunes filles senza né ieri né oggi né domani, abbiamo visto una signora che quando ha cantato Je ne regret rien ci ha fatto pensare: “menomale”.


Le foto rubate sono di Serena che mi ha dato la dritta micidiale dicendomi " a' sonato, c'è milva", e facendosi largo tra le pugnaci fila delle teste d'argento per fare gli scatti.

il SIGNOR J.

giovedì, giugno 22, 2006

Festa del Porron alla Sezione Lipparini


Ecco il frutto delle nostre ultime fatiche organizzative!

martedì, giugno 13, 2006

Un giorno di fatica

Stiamo lavorando alla composizione del Blog della Sezione Lipparini, lo spazio di riflessione e di cultura per coloro che sono Travolti dal Sistema.

lunedì, giugno 12, 2006

Stiamo Arrivando...

La Sezione Lipparini sta per aprire i propri battenti.
Coming Soon Sezione Lipparini
Il Blog del Bloom