giovedì, luglio 26, 2007

"io neno e la leonarda"




Nessuno si ricorda più di Zeno.
Zeno è un poetino urbinate che ora giace stipato nel dimenticatoio di una casa di riposo comunale con la pensione minima che gli va a finire tutta in pannoloni.
Nessuno se lo ricorda più. Ok, è pazzo. E’ sempre stato pazzo: ancora risuonano le sue memorabili litigate che ha fatto, con la quasi totalità della popolazione urbinate. Per di più, ora è affetto da una specie di tic compulsivo e mastica aria in continuazione come a volersi rimangiare tutte le belle parole che ha regalato a Urbino e che Urbino ha seccamente dimenticato.
Un poeta è sempre un poeta e dimenticarlo così non è bello.
La Sezione Lipparini ha un debole per i pugili suonati e le vecchie leonesse: quelli che cominciano la partita sapendo di aver già perso. Quindi onore al grande Zeno Fortini!

Freddo
Se solo sapevamo
che te ne andavi
così sommessamente
ed un silenzio grande
lasciavi nel cuore
di chi ti amava
e che tu amavi
più del tuo ultimo sospiro,
noi ti avremmo dato noi stessi
perché tu fossi un fiore
che non appassisce mai
e rimanessi magari
ancora per un’ora nel cantuccio.
E la casa senza di te Giulio
è fredda come un albero d’inverno.
Da “Io, Neno e la Leonarda

lunedì, luglio 23, 2007

Quale futuro per il turismo eco-sostenibile in emilia romagna? (depensamento)


Interrompiamo per un breve lasso, la stesura dell’enciclica “contra mulierium morem” iniziata due post or sono, per una breve divagazione, equilibrata al limite del funambolo di genet. Un coraggioso tentativo di togliere a cesere quel che è di cesare e riconsegnarlo, per onanismo anti-storico, a Pompeo. E torniamo a un topos caro alla Sezione Lipparini, "la riviera romagnola", già in parte affrontato nel post "Il solito Carnaio Disumano": ora però lo affrontiamo in editio maior!

Quale futuro per il turismo eco-sostenibile in romagna? la domanda nasce in ogni cuore nobile e umanissimo.
Per questo motivo ho posto la domanda al millepiedi – Gregorio - che abita stabilmente lo stipite destro della persiana della mia cucina: non ha risposto. Mi ha detto: "lo penserò" e si è rifugiato in un insolito mutismo.
Sono stato alla riviera e piu’ di una volta e lo ammetto: l’ho amata come si ama la Gradisca di Fellini . Amata con lussuria mercenaria. Pagando, pagando, pagando!
E , come per miracolo, ho ritrovato nella parole che Salvador Dalì usava per descrivere l'arte a lui contemporanea, la perfetta descrizione della Romagna.

“Profondo svilimento dei sistemi intellettuali. Depressione particolarmente accentuata dell’attività razionale, che giunge ai confini del ritardo mentale. Imbecillità lirico-positiva. Totale incoscienza estetica. Nessuna coazione lirico-religiosa. In compenso: fuga, libertà sviluppo dei meccanismi inconsci. Automatismo ornamentale. Stereotipia, neologismi. Grande nevrosi infantile. Bisogno e sentimento del meraviglioso e dell’orginalità iperestetica. Impudenza assoluta orgoglio, esibizionismo frenetico del capriccio e della fantasia imperialista. Nessun senso della misura. Realizzazione di desideri pietrificati. Fioritura maestosa di tendenze erotiche, irrazionali, inconsce”.
S. Dalì “Quei cornuti dell’arte moderna”.

E’ evidente che anche questa volta si tratta di di-scrivere l’io e tramutarlo nell’IIIOOO del mulo che a bocca beante fa bella mostra di se stesso. (Perdonami Carmelo se ti ho citato).

E’ evidente a tutti che in Romagna impera un iperrealismo-magico: la nuova frontiera a-storica del desiderio perenne e senza vie di fughe. In essa trova asilo ogni forma di immaginario simbolico, senza nessuno ritegno e radici storiche.
Guardate gli ombrelloni che come un grande sudario avvolgono quelle spiagge e vi troverete le tracce della sindone. Insanguinata come da una corrida immaginaria di uomini e donne che si affrontano nell’arena del desiderio.
"Che spettacolo questo infuriare delle balneazione!" diceva il poeta di Casarsa.
L’aspetto lineare, reticolare degli ombrelloni è il corrispettivo oggettivo dell’incasellamento che patiscono i miserandi polli da allevamento, solo che a differenza nostra non lo fanno per scelta e non pagano pedaggio in quel vestibolo carcerario e parallelamente omologo che sono i caselli autostradali.
Come si legge, la ridondanza semantica è sin troppo evidente e uscendo di metafora si potrebbe dire che sbarcando in Romagna si entra nel regno dell’assolutismo mercantile balneare. Ma il coacervo di simbolismi che si innerva in quella terra segnata dai gatti a nove code dell’industria romagnola non permette di uscire di metafora. Si fa tutti parte del gioco linguistico e ovviamente non come sostantivi, ma come sinonimi: omologhi. Fatti dello stesso linguaggio, o meglio parlati da uno stesso linguaggio che non si può parlare. Spiegatemi che cosa vuole dire esattamente la speaker del Coconuts (disco pub vicino al porto di Rimini, ndr) quando grida “ spiaggia matta 2007!!!! Su le mani!!!! Godiamoci questa fottuta vita!!!!Pace amore, no alle guerre!!!! Amooooooorre!” e io vi coprirò d’oro.
Lo può dire perchè la sostanza non c’è, non esiste, ed evidentemente, non è mai esistita: solo fuffa; non sostantivi, ma sinonimi. Quella bella speaker Non sta parlando di nulla, è il nulla che parla di lei. E’ questa l’imbecillità lirica positiva: la folle pretesa di asserire positivamente qualcosa che è una negatività (un non essere) che invece di essere asserita, asserisce per prima. Il miracolo ermeneutico di essere asseriti da un’assenza!
La Romagna è come la Gradisca: un sogno in una camera velate e nebbiosa del Grand Hotel.
Non esiste un futuro per il turismo eco-sostenibile per la romagna, perché la romagna non è mai esistita. Qualsiasi altra affermazione a proposito è insostenibile! Rimane solo l’eco, e per giunta, in lontananza.
Perdonatemi il calembour, è notte tarda!