lunedì, dicembre 17, 2007

ITALY IN A FUNK

Lo dice anche il New York Times che l’Italia è un budino… si potrebbe dire anche una merda in putrefazione.
Leggendo l’articolo punto a punto non si può dire che non abbiano ragione. La difesa d'ufficio di Napolitano, putroppo, è stata patetica.
La cosa divertente è che senza aspettare il New Yourk Times – Giorgio Gaber questo articolo l’aveva già scritto sotto forma di canzone (che ripropongo moooolto volentieri e per la seconda volta: incredibile non passa mai di moda!). E’ stata pubblicata nel disco postumo “io non mi sento italiano” nel 2003 e quindi scritta sicuramente prima di questa data. Questo dimostra che non siamo noi italiani ad essere rincoglioniti o a non capire in che acque stiamo navigando. Ma le responsabilità ci sono e sono precise. E sono da imputare a persone ben precise: la nostra classe politica. Solo che è inutile imputare qualcosa a qualcuno in un paese in cui non c’è né la certezza del diritto né la certezza della pena. .. è inutile: è un paese in metastasi. E Pasolini a proposito della sua Italia disse “ sprofonda, libera il mondo…” e io mi associo alla sua preghiera. Cortesemente, Italia d'oggi, fatti da parte, sprofonda… libera il mondo. Nell’aggiornare la galleria degli orrori segnalo un episodio fresco fresco: ieri sera l’ex premier, Sivietto, è andato a Controcampo a parlare di calcio e ha letto una lettera strappalacrime – peggio del libro cuore – che lui dice aver dedicato al padre quando il Milan vinse la prima coppa intercontinentale sotto la sua presidenza… ovviamente è un ottimo pezzo di cabaret.
E ha osato anche far credere che
a)che non fosse una cosa preparata e concordata con il conduttore che gentilmente lo "ha pregato" di leggerla ai telespettatori.
b)che non fosse stata scritta mezz’ora prima dai suoi collaboratori… (si vedeva benissimo: toccava tutte le su metafore elettorali del buon padre di famiglia, topoi cattolici etc etc etc..una maialata assurda).
c) non ha bisogno degli occhiali per leggere! Questa è una chicca: il testo probabilmente era stampato in carattere 25... ma si sa: silvio ci vede meglio ora che da giovane. Anche B.M. si faceva stampare i discorsi a caratteri cubitali per non indossare occhiali:D
Infine uno spettatore invade il palco dicendo che Berlusconi gli ha rovinato la vita… il video era su you tube, ma ora è stato rimosso..peccato.
Vaffanculo Silvio e vaffanculo pure Piccinini (il conduttore): è vero che chi guarda Controcampo o è un demente, o cerca un modo per evitare il ricorrente tentativo di suicidio domenicale, oppure vuol vedere le gambe della Canalis, ma voi siete pietosi..dai! Meglio Maurizio Mosca!

lunedì, dicembre 10, 2007

La Sezione con Luttazzi

Solidarietà a Daniele Luttazzi: non sempre sono d'accordo con lui. Ma gli sono solidale sopratutto perchè i giornali hanno fatto credere che fosse stato licenziato per aver insultato Giuliano Ferrara...ma via...Mica è così stupido Ferrara. Probabilmente è una faccenda che riguarda censure Purpuree... vedremo. Intanto Solidarietà a Luttazzi. Non è che mi faccia pena: come al solito lui esagera sempre e ormai c'ha preso gusto a fare il perseguitato anche perchè ci guadagna moltissimo. La vita non gli va male, riempe i teatri dovunque vada. Scrive libri che vendono moltissimo; però gli sono solidale perchè l'Italia è una beffa di paese. E sopratutto gli sono solidale perchè fin'ora la 7 aveva mandato in onda ottimi reportage (vedi quello di NEXT sui preti pedofili che prima di farlo passare in Rai ci sarebbe voluto l'atto di dolore) ma ora sembra che anch'essa si sia Genuflessa. Speriamo di no.
http://www.danieleluttazzi.it/

venerdì, novembre 23, 2007

Maestro, molli il personaggio… dica la battuta un po’... alla cazzo di cane!

Questo video è uno spezzone della sitcom italiana in onda su Fox, BORIS.

Inutile dire che la sit com è molto divertente, ma non è questo l’argomento.
L’argomento è “dilla alla cazzo di cane” oppure “falla alla cazzo di cane”.
E’ un po’ che mi interrogo su libri, lezioni universitarie, spettacoli teatrali, et similia, che a tutta prima mi sembrano fatti alla cazzo di cane. Tuttavia riscuotono grande successo. Non solo di pubblico ma anche di critica. Anzi, soprattutto di critica. E badate bene , non sto parlando dei prodotti commerciali o di main stream, giacché su quelli dare un giudizio è più semplice, ma di tutti quei prodotti culturali da super intellettualoidi la cui struttura è spesso nebuolsa, arcana e paiono fatti in modo che nessuno possa capirci assolutamente niente… eh certo – mi dicono – ma tu sei un reazionario!!!! Non hai capito niente… quel che conta è la performance! L’atmosfera, il senso profondo che va oltre il significato verbale, visivo e sonoro… è un’esperienza vitale, non intellettuale!!! E i miei amici intellettuali mi danno una pacca sulla spalla.
E sì - rispondo io - ma se voglio fare un’esperienza vitale, vado a farmi un giro e non spendo 15 euro per vedere - per esempio - gente che si agita convulsamente su un palco e non spiccica parola. O peggio, sposta mobili per 15 minuti e alla fine della performance si inchina come Rudy Nurejev! Vado al Mercatone Uno a vedere spostare mobili!!! (non farò il nome di questa compagnia teatrale, la quale è acclamata in tutta europa, soprattutto in francia… pensate voi).
Mi chiedo quale possa essere il motivo di questa transustanziazione da merda a cioccolato: a volte guardo negli occhi le persone e dico “ ma davvero ti piace sta’ roba????” e loro “ma è bellissimo”. E io… “ok, sono io che non ho gusto”.
In effetti, le cose fatte alla cazzo di cane hanno un fascino misterioso, forse perché si tende quasi sempre a dare un’interpretazione a quanto si vede anche se la cosa in questione ne è completamente sprovvista.
Credo sia l’istinto socializzato (e quindi ben poco primordiale) di coprire i buchi interpretativi, il miracolo della semiosi come direbbe Eco, che realizza questa epifania del significato. Sempre più spesso mi capita di andare a teatro, e, nell’incontrare amici per il solito birrozzo dopoteatrale, alla domanda “di che parlava lo spettacolo?” il mio viso scolora e mio malgrado devo rispondere “di nulla..boh”. A volte, per il gusto della variatio, opto anche per il “non me lo ricordo” e allora i visi loro scolorano pensando che io si afflitto da una forma precoce di Alzheimer: e i miei amici non intellettuali mi danno una pacca sulla spalla.
Vabbè…vedrem… al prossimo spettacolo starò più attento.

domenica, novembre 11, 2007

Un'offerta fuori tempo massimo - La rivincita di Natale


Ho sempre sentito dire in giro, dai film, dai libri di Dostoevskij in particolare, che una volta che si è stati in carcere per molto tempo, non è facile uscirne. Non è facile riabituarsi alla libertà: il reinserimento nella società è molto complesso: è come prendere un intercity in corsa.
Ho sempre sentito dire che perdere tutto a una partita di poker sia come sopravvivere alla propria morte, ma senza avere i soldi del taxi per tornare a casa. Se un giorno venissero a dirvi – dopo tre anni di povertà e di faticosa ricostruzione - che quella partita era truccata e che quelli del tavolo avessero deciso, ora e motivi apparentemente inconsistenti, di ridarvi la rivincita, che fareste? Minimo minimo, io sospetterei.
Bene, io da due settimane mi trovo in questa esatta condizione. Quella di chi ha ricevuto - all’improvviso - una specie di agognato riconoscimento, un sogno di libertà durato tre anni. E ora è arrivato. Come un fulmine in una scatola di fiammiferi. Senza nessuno preavviso e anzi quando era già da un po’ che avevo smesso di reclamare. Beh sarà capitato anche voi qualche grazia, talmente tanto insperata da farvi insospettire???
Troppa intempersitivà mi mette in allarme: sarà che non sono più abituato alle smancerie della sorte, alle carezzucce della moira, sono due settimane che me ne sto guardingo come un gatto davanti a una cavalletta. Peccato però che io mi senta la cavalletta. E tanto più che quelli che una volta sono stati i miei accusatori, ora mi chiedono scusa e mi dicono anche che mi “stimano”. Figuriamoci!
Tutta questa situazione mi ha ricordato uno dei miei film preferiti: in realtà sono due, uno il sequel dell’altro. Si tratta de “il regalo di Natale” e “La rivincita di Natale” di Pupi Avati.
Guardatevi il breve trailer:



La trama è molto semplice e la dedurrete dal trailer: il personaggio interpretato da Abatantuono quindici anni prima perde una partita di poker... e rimane in mutande. La partita era tra “amici”: le carte erano truccate e al tavolo c’era un vero professionista, l’avvocato – interpretato da Carlo Delle Piane – che alla fine si spartisce la vincita assieme agli amici bastardi di Abatantuono.
Parecchi anni dopo Abatantuono vuole la rivincita dall’avvocato e chiede ai suoi “amici” di organizzare la medesima partita… e come andrà a finire???Guardatevi il film…
Ecco, io vorrei quella rivincita! Ma credo che se me la concedessero, proprio non dovrei accettarla. E mandare tutti affanculo...
Nel film, il personaggio dell’avvocato, intepretato dal piccolo-grande Carlo Delle Piane, rappresenta un po’ il destino: è un ometto insignificante, anonimo, ricchissimo e praticamente imbattibile a poker. Un signor “cabina”, uno qualunque, detto "cabina" perché sciapo come una cabina di cavi della telecom , un signor nessuno, eppure potentissimo.
… come andrà a finire? Non lo so, Natale è alle porte.
Se è capitata anche a voi una "rivincita di Natale" fatemelo sapere..please!

mercoledì, ottobre 10, 2007

LA MERDEIDE

Finalmente ecco che trova soddisfazione una lunga ricerca nel cono d’ombra della letteratura scatologica.
Poiché è arcinoto che non ci si può mondare dai peccati se non li si ha compiuti prima, altrettanto è per la letteratura. Insozzare i versi e la prosa e poi slordarsi e asciugarsi con pagine dantesche è opera da far guadagnare il paradiso a chiunque vi ponga mano. E nel caso del poemetto che vi sto per presentare, il porvi mano varrà una metafora ributtante ancorché irresistibile.
Ecco uscire dal cilindro della Sezione Lipparini un altro campione di facezie: dopo Pietro Aretino(il gran poeta tosco che di tutti parlò mal fuori che di Cristo, scusandosi col dir: non lo conosco) e i suoi sonetti lussuriosi, arriva La Merdeide di Tommaso Stigliani. Poemetto sugli stronzi di Madrid risalente al primo ‘600.
Non dico altro c’è tutto nel link.
Ps: il fatto che in questo momento, si potrebbe scrivere un poemetto sulla mia vita e, senza far torto alla tassonomia né ai generi letterari, lo si potrebbe chiamar Merdeide, non fa che rafforzare il mio amore per la letteratura: enjoy!

venerdì, ottobre 05, 2007

Veronica e i criceti


Devo interrompere il mio silenzio, mi dispiace, ma non posso tacere oltre.
Sarò molto breve.
Veltroni è stato zitto per un po’ di tempo, si è tenuto Au-dessus de la mélée per quanto riguarda, grillismo etc etc.
Però ora è tornato in grande stile con una cazzata micidiale. Degna di un leader che, come tutti i nostri potenziali leader ha perso i contatti con la realtà. E se queste sono mosse per avvicinarsi alla società civile: complimenti Veltroni! Ammazza aò! Il genio della politica italiana si è sbizzarrito.
Avrete capito di certo a cosa mi riferisco, no? Al fatto che Veltroni vuole in squadra Veronica Lario. E va bene, bella donna, intelligente, colta, sofisticata, due spanne sopra il marito ( in tutti i sensi, al netto dei sopratacchi di Silvio). Però, in virtù di cosa VeronicaLario dovrebbe avere un posto nel partito democratico?
Quali meriti? Quali competenze?
E soprattutto perché Veronica sì e Cristiano Malgioglio no? Cristiano Malgioglio ha scritto delle bellissime canzoni per Mina.
Perché Veronica Lario sì e Vanna Marchi no?Aò, Vanna si è fatta da sola, sfido chiunque a fare quello che ha fatto lei, è una lady di ferro, altro che la Thacher!
Perché Veronica Lario sì e Platinette no? Guardate che Platinette spacca eh, è un uomo intelligentissimo e sofisticato.
Ora, se la provocazione di Veltroni voleva mettere in risalto l’esiguità estetica di Rosy Bindi ok, transeat. Però resta il fatto che è un’affermazione da 2 in pagella per tutti quelli che alle primarie ci andranno sperando in qualcosa di nuovo. E poi caro Veltroni sapere che la Bindi ti ha scavalcato a sinistra non ti fa un po’ senso? Sarebbe come se io un giorno svegliandomi scoprissi di essere diventato ciellino. E Formigoni mi portasse la colazione a letto. Che incubo!
Secondo me, la notizia più interessante del giorno è che Diego A. Golombek, dell'università nazionale di Quiles, Argentina, ha scoperto che il viagra può essere assunto dai criceti per superare i disturbi provocati da cambiamento del fuso orario. E ha vinto il premio ig-nobel! Veltro, se scopri che Veronica Lario può aiutare i maschi di sinistra a provare desiderio sessuale per Rosy Bindi, e quindi a far sì che le mogli votino te per non avere per casa uomini comunisterotomani che ogni sera si eccitano davanti a tg parlamento, il prossimo anno lo vinci anche tu! Ad astra per aspera!

lunedì, settembre 24, 2007

Pausa di riflessione

Dopo un po’, dai e dalli, arriva il momento che basta. Perché è proprio quel momento che basta a tutto, basta solo lui a far da epitome ad anni interi di vita, e in un colpo riassume, dando un senso cosmico - ovvero di vuoto siderale - a tutto quanto hai vissuto sinora. Eppure era una vita così densa la mia, che a vederla ora, riassunta in un attimo, mi sento come di fronte a un’opera d’arte contemporanea. E il senso è quello di non sapere nulla. Dire che non ci capisco niente sarà persino troppo banale, ma mai quanto banale è l’esito fulmineo e balenante di quest’attimo. Un nulla gonfio di vita e dunque ancor più inutile: non ci si fa nulla di una stanza piena di chincaglierie: per quanto pittoresche siano, son sempre chincaglierie.
Il problemuccio di fondo è che quando il pugile avversario capisce che t’ha rotto una costola, mena sempre lì. Soprattutto quando il tuo peggior avversario sei tu stesso e non perché sei masochista, ma perché per tenerti in allenamento o trovi uno sparring parter degno oppure ti massacri da solo. Non c’è uscita.
Se anche quando potresti essere contentino, non lo sei perché talmente esigente con te stesso non ti accorgi nemmeno che da te si può esigere ben poco e non sono gli altri a esigerlo ma tu solo - perché poi ‘sto gran cadeau non sei e non lo sarai mai, e gli altri lo sanno già - e che dunque faresti meglio a esigere solo il minimo sindacale per tirare avanti quella baracca esistenziale che è la tua vita, allora, allora dico, è tempo di fermarsi un attimo: giusto per non sprecar parole per dire cose nuove ma che dette così sembran già dette e affinchè tutto non si trasformi in un gigantesco deja vu.
Per questo vi saluto per un po’… vado in rehab.
Ps: la foto coglie due piccioni con una fava: rispecchia il mio stato d'animo ed è un tributo al grande marcel.

venerdì, settembre 14, 2007

il tafanario di D'Alema

Ho capito bene che Grillo è un populista.
Me l' hanno detto tutti i miei amici intellettuali (e li chiamo intellettuali perché se mi chiamassero intellettuale a loro volta, li denuncerei per diffamazione), tutti i miei cattivissimi maestri e anche qualche politichello. L’argomentazione è giusta: Grillo non risolve i problemi, butta tutto in cagnara; se distruggi i partiti vince solo che ha i soldi (vedi Berlusconi dopo tangentopoli), in politica ci vuole organizzazione, non deve vincere l’arbitrio e il pecoreccio etc etc etc
E’ abbastanza indicativo che siano più gli uomini di sinistra a sentirsi toccati da questo piccolo tsunami; quelli di destra, Fini a parte tacciono. Facile spiegare perché: non gliene frega un cazzo. A loro! E giustamente e coerentemente, non glien' è mai fregato un cazzo di quel che pensa la piazza.
Invece la sinistra mostra tutte le sue abilità equilibristiche nel cercare di inquadrare quanto accaduto e le evoluzioni, come al solito, sono spettacolari.
Bertinotti dice “Grillo riempe i vuoti della politica”.
Rispondo io: allora perché non li chiudi tu questi buchi, caro compagno Bertinotti? Penso che sia piuttosto grave che Beppe Grillo copra i vuoti della politica. Tanto più che non è affatto vero che Grillo riempie i vuoti della politica giacchè non è (e speriamo non lo diventi mai) un uomo politico.
Diliberto dice “attenti, l’antipolitica è sempre di destra!!!”. La mossa è intelligente perché sminuisce e liquida in poche parole tutto l’ambaradan di Grillo. Però è pura retorica: è vero che la sinistra ha bisogno dei partiti, ma il fatto è che ha ancor più bisogno di politici modello Berlinguer, e non modello ex militanti-combattenti del partito dei comunisti cannibali passati magicamente dai NUCLEI ARMATI ai NUCLEI ARMANI. Allora, il povero cristo pensa che se proprio non c’è modo di far desistere questi uomini politici dallo spadroneggiare sulla cosa pubblica, tanto vale abbattergli il piedistallo sui quali si reggono: ovvero, i partiti.
Concludo con Il D’Alema pensiero, il più bel fico del bigoncio come lo chiama Cossiga, e se mi facesse un complimento Cossiga, io lo denuncerei – anche lui – per diffamazione.
Il fico di Gallipoli dice “non è vero che Grillo copre i buchi della politica perché non offre risposte ai problemi”. Ottimo, il fatto è che Grillo ha posto delle domande, non ha proposto risposte. Lo so che è una posizione un po’ da paraculo quella di colui che pone solo domande, però intanto le ha poste. E per il momento i potenziali interlocutori si attardano a rispondere. E qualcuno timidamente prova a dire che il Partito Democratico è la risposta ai problemi. Mah!!!! Sarà!!! Ho i miei dubbi. Di certo, però, meglio di niente. E’ un modo per ripensare alla struttura del partito. Sì perché i partiti sono morti da almeno 10 anni, lo dicono tutti i politici illuminati. Ma quanto magnano ancora ‘sti partiti! Sono casi di bulimia post-mortem. Si sa, vermi e cadavere dopo un pò si compenetrano a tal punto che non li distingui più.
E poi, per salvarsi in corner, D’Alema dice che anche tangentopoli ha distrutto i partiti e come sia andata a finire lo sanno tutti: ha vinto il più ricco, l’antipolitico Berlusconi. Ora, caro D’Alema, è un segreto di pulcinella che dietro tangentopoli ci sia stata una forte regia Rossa. Le monetine a Craxi non gliel’ho tirate io. Perché allora non facciamo un bel repulisti anche adesso? Perché adesso ti trema il tafanario?Se queste cose le avesse dette un uomo di destra, non mi sarei stupito. Il fatto che queste cose le dicano anche quelli di sinistra mi lascia un po’ perplesso.

mercoledì, settembre 12, 2007

Dirottamento

Poichè l'argomento trattato dall'ottimo NOIVOILORO, è lo stesso che volevo trattare io, non mi resta che dirottare i fedelissimi là.
Ottimo Noi,Voi,Loro

sabato, settembre 01, 2007

Diana, Oh Diana….Diana Steak-Hutzee!!!!


Anche gli inglesi sono alla frutta! Menomale, non siamo gli unici.
La Sezione Lipparini ha seguito più o meno attentamente il baillamme mediatico creato intorno alla cerimonia religiosa per i 10 anni della morte di Lady Diana: uno spasso.
Fioccano le interpretazioni sociologiche su dieci anni di strategia comunicativa della famiglia reale britannica e sul popolo mondiale di creduloni adoranti Lady D.
La conclusione, sommariamente parlando, è che gli Inglesi devono ritenersi molto fortunati che Oliver Cromwell abbattè la monarchia nel XVII secolo, altrimenti sarebbero ancora governati da un’equipe di persone dove gli elementi che svettano maggiormente per intelligenza sono i cappelli da vecchia carampana della regina Elisabetta .
Stiamo ai fatti: da dieci anni si cerca di fare di Lady D. una specie di santa, un’icona, una persona eccezionale. Orbene, non si capisce come una donna che, con tutto quel che di buono può aver fatto nella vita – francamente alla voce “buone azioni “ si registrano solo le missioni per l’Unicef che, diciamocelo, le fanno ormai cani e porci – non è stata sicuramente un esempio di rettitudine morale né di impegno sociale, né di impegno politico, né di qualcos’altro.
Gian Antonio Stella, nel suo libro La Casta dice che il personale addetto alla manutenzione del Quirinale è il doppio di quello di Buckingham Palace… menomale, perché altrimenti Carlo sarebbe stato doppiamente cornuto!!! E’ chiaro che avere accanto un canchero come Carlo avrebbe indotto chiunque a tradirlo e in maniera plurima, tuttavia il suddetto comportamento non è certo da scriversi sotto la denominazione “il metodo breve per la santità”. Credo che per il buon gusto che Carlo ha dimostrato negli anni, le corna che Diana gli ha messo saranno sempre troppo poche, parimenti, farla santa mi sembra un po’ troppo. E intendiamoci, se a questo soprannumero di estensioni cheratinose apparse sulla cute di Carlo, fosse corrisposto un congruo numero di azioni politiche-sociali che avessero inciso sulla vita delle persone, io l’avrei fatta santa anche da viva: ma non fu così.
So bene che la Casa Reale inglese ha amato e ha usato Diana più da morta che da viva e che l’icona della principessa Semplice-e-alla-mano (anche a quella dello stalliere!) è l’unica ancora di salvezza di fronte a Carletto-Tampax a Camilla-lavogliamatta, William-sciapo-come-la-broda-degli-gnocchi, ed Herry-il-botticello, però… un minimo di ritegno!
Per non parlare delle modalità della cerimonia che hanno quasi del cafonesco: no alla cerimonia pubblica, ma sì alle televisioni. Con tanto di Henry-botticello che fa un discorso strappalacrime,
Elton John, ministri e minestrine e, immancabilmente, cappelli da carampana.
E gli inglesi ancora credono a ‘sta storia!!!
Tanto più che Diana ha commesso l’ultimo, e il più imperdonabile, dei suoi peccati proprio morendo: è morta incautamente durante gli ultimi giorni di agonia di Madre Teresa di Calcutta e, schiaffo morale, le ha rubato la scena con un magnifico funerale che è diventato uno degli argomenti più gettonati sui libri di carta fritta, ovvero di quella branca scientifica la cui bibliografia ben si presta a drenare l’unto delle patatine: la sociologia. Insomma, la povera Madre Teresa si è vista declassata anche in articulo mortis. E la questione entra nel vivo proprio qua: il 5 settembre sarà il decimo anno dell’anniversario della morte di Madre Teresa e, per il momento, l’unico articolo, anche se un po’ melenso, che ho visto sull’argomento l’ho trovato su Vanity Fair – se questo è il giornalismo italiano, ‘annamo bbbene!
Voglio proprio vedere, quando sarà il momento, se qualcuno si ricorderà di Madre Teresa, soprattutto stasera a Loreto, al raduno mondiale dei Papa Boys – sottotitolato “speriamo che volino più palloncini che preservativi”. Voglio proprio sentire se questi gerarchi del vaticano invece di brindare a martini rosso e oliva christi si ricorderanno di quella suora che, pur con luci e ombre, qualcosina ha fatto. Perdonatemi! Non sono moralista! Lo sono solo con i moralisti. Come non sono un tifoso dell’inter, ma lo sono in presenza di milanisti e juventini.
Intanto posso solo sperare che Dio non mi fulmini per questo post..per Bacco, sarà mica filomonarchico e ciellino anche lui!?!?! Di certo non sarà né milanista né juventino!

giovedì, agosto 23, 2007

Tutti "Gli amanti" di Ornella


C’è molto da raccontare di questa estate:Scurano, Salento, annegamenti rischiati, affondamenti psicologici, fallimenti, abbagli, un deludente killer professionista etc etc.
Tuttavia sarà d’obbligo parlare di un concertino niente male che abbiamo visto negli ultimi giorni di Luglio. Il concerto di Ornella Vanoni in Piazza Santo Stefano
Sì, d’accordo, la cosa non è molto fresca però vale la pena di parlarne. Per due motivi: il primo, ovviamente, è che Ornella, è nata nel 1934 e facendo due conti, io l’ho vista cantare su due tacchi a spillo paurosi, elegantissima, per un’ora e mezzo con la sua voce nivale (quasi) ancora tutta intera. Questo già avanzerebbe.
Il secondo è che nelle radio sta girando il suo nuovo singolo (il disco nuovo uscirà in autunno) “Gli amanti” e dalle sensazioni che ho avuto credo che sarà un bel disco. Sento che le emittenti stanno rilanciando i suoi vecchi successi per fare da apripista al nuovo lp. E bisogna anche dire che “Gli Amanti” è ben fatta, nulla di troppo pretenzioso, una canzonetta estiva – come lei stessa dice sul suo sito – ma come al solito elegante, pulitissima e con gli arrangiamenti che ricordano il disco “un panino una birra e poi”.
Fatta questa premessa pesudo-musicologica, torniamo a LEI. Ormai quali sono le passioni della Sezione lo sapete. Non ho saputo resistere al ruggito di un’altra vecchia leonessa, austera, capricciosa, e snob snob snob da farmi venire i singhiozzoni solo a dirlo.
Ornella è ancora superba, nel misto di isteria e affetto che usa al suo pubblico e ai suoi musicisti. Io ero tra le prime file contornato da un’umanità varissima: una percentuale altissima di gay che limonavano a manetta e un’altra grande percentuale di attempate sciure che, alla vecchia maniera, si erano portate la sedia da casa.
“era lei, soffocante e leggera, un’amante che ti spia, dato che è già stata sua tua, mia….musica musica” Il concerto parte con “musica musica” e anche le nonnette cigolanti si alzano e ondeggiano come in un twist alla moviola, senza contare i gay contorsionisti che ancheggiano senza requie avvinti come l’edera. E piazza Santo Stefano si trasforma immediatamente in un enclave laica di un’Amsterdam Cubana, una vacatio legis, dove tutto è permesso e dove lo scorrere del tempo si inverte e gli invertiti si invertono. In questa italia bigottolica non è cosa da poco: sono i miracoli del talento.
Insomma che bellezza!
E poi Ornella tra una canzone l’altra parla, impertinente e capricciosa come un bassotto, prende in giro Vasco Rossi con la lingua di un serpente che ancora gli permette di strisciare anche tra le note più ripide.
Racconta della sua vita, delle sue illustre collaborazioni e quando la senti parlare ti accorgi della differenza che c’è tra qualcuno che possiede talento e chi possiede talento e classe. Praticamente un abisso: che la sua voce riesce tranquillamente a saltare anche ora che ha più di 70 anni.
Cominciano i latin scritti assieme a Toquino e le canzoni di Vinicius de Moraes tradotte in italiano per lei. Mi chiedo: perché oggi non riusciamo più a scrivere musica del genere? Perché anche cantanti dotate tipo Giorgia o la Pausini se messe vicino a Ornella e Co. sembrano cantanti da oratorio?? E non mi riferisco all’aspetto strettamente vocale quanto a quello musicale, testuale e via dicendo e discorrendo. E poi, parliamoci chiaro, quando Ornella è entrata, c’era di che prosternarsi: non è che lei si muova più di tanto sul palco – ovviamente 70 anni e 7 cm di tacco sarebbero coefficienti di difficoltà anche per Nadia Comaneci – ma ugualmente la sua presenza è magnetica.
E mentre fioriscono i baci omologhi e le nonnette oliano le giunture e scaldano le cartilagini residue, penso che sono anch’io un amante di Ornella e ancor di più vorrei esserlo perché il fatto che sia stronza come poche, me la fa amare ancora di più.
A lei posso perdonarlo perché alla classe si perdona tutto. Ma bisogna essere provvisti di classe, molta classe, e oggi Ornella è una delle poche a cui posso perdonarlo.
Forse l’unica. Per le altre c'è lo zero a zero in casa col poggibonsi.

martedì, luglio 31, 2007

Postilla al post precedente!

Grazie a ilbaratrodellamatita!!!

lunedì, luglio 30, 2007

Sinistri equilibrismi


Leggendo il corriere della sera di ieri (domenica 29 luglio) non si poteva fare a meno di notare, ma direi che è una faccenda che va avanti da un bel pezzo, una certa propensione della sinistra a perdersi in affatto oziosi equilibrismi che sembra di stare al circo Orfei ma senza lo spettacolo del parrucchino di Moira Orfei.
Vengo al dunque:
Sergio Romano nell’editoriale dice che Veltroni ha steso il programma di Torino, poi sabato in un’intervista ha spiegato che se non si fanno le riforme costituzionale – per quanto concerne la ripartizione dei poteri tra camere, premier, e riforma elettorale – non c’è santo: non si può fare assolutamente nulla! Il sistemo è bloccato. Grazie di avercelo detto prima di cominciare a menare il can per l’aia.
Almeno l’ha detto subito! Magari c’è speranza che questa consapevolezza maturi più profondamente tra gli schieramenti visto che sono in molti a pensarla come Veltroni.
Punto secondo. Bologna: vicenda della mostra/performance intitolata “la Madonna piange sperma” organizzata dall’associazione gay “carni scelte”. La mostra doveva tenersi un mese fa, ma è stata proibita per vilipendio alla religione con canto di Cofferati che s’incazza con i gay e Cafarra che celebra messe riparatorie.
In tutto questo tourbillon l’associazione viene denunciata per vilipendio, appunto, e il prefetto De Nicola dice, invece, che la bestemmia non sussiste perché la Madonna, teologicamente parlando, non è una divinità e tira fuori tanto di sentenze della Corte Costituzionale per cui la bestemmia è tale solo se riferita la divinità. Ora, fermo restando che odio il bigottismo, ritengo che una mostra come quella fosse assolutamente fuori luogo, insensata e non perché lo dice il cardinale Cafarra, ma perché si può colpire l’autoritarismo infestante di questa chiesa in modo molto più intelligente che con una provocazione da checca isterica. Tuttavia la presa di posizione di De Nicola, tesa a salvare capra e cavoli, è ancora più assurda. Sarà giuridicamente ineccepibile, ma è anti-culturale. Per chi crede e chi non crede la figura della Madonna è una delle più belle, più straordinariamente poetiche che la nostra cultura abbia prodotto ed è assurdo sostenere che la mostra sia offensiva per la religione ma che non costituisca bestemmia. E’ una bestemmia e festa finita! Lo è nei confronti della nostra cultura! Allo stesso modo, pensare di insultare la Madonna senza bestemmiare è svilente anche per il bestemmiatore stesso. Lascerebbe un vuoto immenso, un senso di solitudine senza precedenti.
Chiedetelo ai vecchi dei circoli Arci e vedrete che strabuzzeranno gli occhi, sgomenti.
Non importa se non ci sono i termini giuridici per definirla come tale: se io fossi uno di quelli che hanno organizzato la mostra non accetterai mai, neanche sotto tortora, questa sentenza di assoluzione, perché tra l’altro, svilirebbe la portata della mia provocazione. Se uno provoca deve assumersi le responsabilità di ciò che fa. Meglio colpevoli che mal fottuti da un equilibrismo piccolo piccolo. Così la prossima volta magari la chiameranno “San Giuseppe piange sperma” o “il bue e l’asinello piangono sperma”…cosa mai cambierebbe??????
Terzo: sul Corriere si cita un articolo di Liberazione (quotidiano comunista) dice che il consumismo è libertà e non va demonizzato. E via già giù che i comunistoni cominciano a argomentare come se stessero discettando sull’ente. E visto che non abbiamo ancora risolto le contraddizioni legati ai sistemi di produzione proviamo ad andare a valle a risolvere quelli del consumo. E quindi, nell'articolo, si consiglia alla sinistra di lavorare sul senso di frustrazione metropolitano che nasce in coloro che non hanno potere d’acquisto. E Luciano Canfora dice che un esproprio proletario nei negozi di via Montenapoleone non è un atto rivoluzionario: anche perché, direi io, se proprio si deve pensare a un esproprio proletario mi concentrerei su altri beni di largo consumo. Magari si potrebbe organizzare una festa dell’Unità in cui si va in balera solo con vestiti Gucci e Prada, ma poi io li restituirei. Insomma sarebbe solo un divertissement!
E poi quel gatto lupesco di Edoardo Sanguineti dice che sì, i consumi devono essere liberi ed equi ma questo è possibile solo dopo la rivoluzione. Ma, dico io, che tipo di consumo si avrebbe dopo una rivoluzione comunista? E’ evidente che non si potrebbe parlare più di “consumo” nei termini in cui lo si definisce in una società capitalista. Sarebbe un’altra cosa.
Insomma ieri c’ho perso il capo per star dietro a questi funamboli. E tutto questo deambulare nelle funi del paradosso si addice più ai lustrini, alle paillette e alle salopette che a coloro che tentano di pensare a nuove forme di società.Tutto questo più che di sinistra, è molto sinistro. Davvero.
ps: sulla faccenda relativa al welfare stendo un velo pietoso. Prima un conclave di 20 giorni per raggiungere un accordo con le parti sociale e ora... la sinistra radicale minaccia battagli in parlamento per modificare utleriormente il testo. E Diliberto dice:"ognungo deve avere le mani libere sul voto della legge in parlamento..come a dire..."come-te-movi-te-fulmino". Infernale!

giovedì, luglio 26, 2007

"io neno e la leonarda"




Nessuno si ricorda più di Zeno.
Zeno è un poetino urbinate che ora giace stipato nel dimenticatoio di una casa di riposo comunale con la pensione minima che gli va a finire tutta in pannoloni.
Nessuno se lo ricorda più. Ok, è pazzo. E’ sempre stato pazzo: ancora risuonano le sue memorabili litigate che ha fatto, con la quasi totalità della popolazione urbinate. Per di più, ora è affetto da una specie di tic compulsivo e mastica aria in continuazione come a volersi rimangiare tutte le belle parole che ha regalato a Urbino e che Urbino ha seccamente dimenticato.
Un poeta è sempre un poeta e dimenticarlo così non è bello.
La Sezione Lipparini ha un debole per i pugili suonati e le vecchie leonesse: quelli che cominciano la partita sapendo di aver già perso. Quindi onore al grande Zeno Fortini!

Freddo
Se solo sapevamo
che te ne andavi
così sommessamente
ed un silenzio grande
lasciavi nel cuore
di chi ti amava
e che tu amavi
più del tuo ultimo sospiro,
noi ti avremmo dato noi stessi
perché tu fossi un fiore
che non appassisce mai
e rimanessi magari
ancora per un’ora nel cantuccio.
E la casa senza di te Giulio
è fredda come un albero d’inverno.
Da “Io, Neno e la Leonarda

lunedì, luglio 23, 2007

Quale futuro per il turismo eco-sostenibile in emilia romagna? (depensamento)


Interrompiamo per un breve lasso, la stesura dell’enciclica “contra mulierium morem” iniziata due post or sono, per una breve divagazione, equilibrata al limite del funambolo di genet. Un coraggioso tentativo di togliere a cesere quel che è di cesare e riconsegnarlo, per onanismo anti-storico, a Pompeo. E torniamo a un topos caro alla Sezione Lipparini, "la riviera romagnola", già in parte affrontato nel post "Il solito Carnaio Disumano": ora però lo affrontiamo in editio maior!

Quale futuro per il turismo eco-sostenibile in romagna? la domanda nasce in ogni cuore nobile e umanissimo.
Per questo motivo ho posto la domanda al millepiedi – Gregorio - che abita stabilmente lo stipite destro della persiana della mia cucina: non ha risposto. Mi ha detto: "lo penserò" e si è rifugiato in un insolito mutismo.
Sono stato alla riviera e piu’ di una volta e lo ammetto: l’ho amata come si ama la Gradisca di Fellini . Amata con lussuria mercenaria. Pagando, pagando, pagando!
E , come per miracolo, ho ritrovato nella parole che Salvador Dalì usava per descrivere l'arte a lui contemporanea, la perfetta descrizione della Romagna.

“Profondo svilimento dei sistemi intellettuali. Depressione particolarmente accentuata dell’attività razionale, che giunge ai confini del ritardo mentale. Imbecillità lirico-positiva. Totale incoscienza estetica. Nessuna coazione lirico-religiosa. In compenso: fuga, libertà sviluppo dei meccanismi inconsci. Automatismo ornamentale. Stereotipia, neologismi. Grande nevrosi infantile. Bisogno e sentimento del meraviglioso e dell’orginalità iperestetica. Impudenza assoluta orgoglio, esibizionismo frenetico del capriccio e della fantasia imperialista. Nessun senso della misura. Realizzazione di desideri pietrificati. Fioritura maestosa di tendenze erotiche, irrazionali, inconsce”.
S. Dalì “Quei cornuti dell’arte moderna”.

E’ evidente che anche questa volta si tratta di di-scrivere l’io e tramutarlo nell’IIIOOO del mulo che a bocca beante fa bella mostra di se stesso. (Perdonami Carmelo se ti ho citato).

E’ evidente a tutti che in Romagna impera un iperrealismo-magico: la nuova frontiera a-storica del desiderio perenne e senza vie di fughe. In essa trova asilo ogni forma di immaginario simbolico, senza nessuno ritegno e radici storiche.
Guardate gli ombrelloni che come un grande sudario avvolgono quelle spiagge e vi troverete le tracce della sindone. Insanguinata come da una corrida immaginaria di uomini e donne che si affrontano nell’arena del desiderio.
"Che spettacolo questo infuriare delle balneazione!" diceva il poeta di Casarsa.
L’aspetto lineare, reticolare degli ombrelloni è il corrispettivo oggettivo dell’incasellamento che patiscono i miserandi polli da allevamento, solo che a differenza nostra non lo fanno per scelta e non pagano pedaggio in quel vestibolo carcerario e parallelamente omologo che sono i caselli autostradali.
Come si legge, la ridondanza semantica è sin troppo evidente e uscendo di metafora si potrebbe dire che sbarcando in Romagna si entra nel regno dell’assolutismo mercantile balneare. Ma il coacervo di simbolismi che si innerva in quella terra segnata dai gatti a nove code dell’industria romagnola non permette di uscire di metafora. Si fa tutti parte del gioco linguistico e ovviamente non come sostantivi, ma come sinonimi: omologhi. Fatti dello stesso linguaggio, o meglio parlati da uno stesso linguaggio che non si può parlare. Spiegatemi che cosa vuole dire esattamente la speaker del Coconuts (disco pub vicino al porto di Rimini, ndr) quando grida “ spiaggia matta 2007!!!! Su le mani!!!! Godiamoci questa fottuta vita!!!!Pace amore, no alle guerre!!!! Amooooooorre!” e io vi coprirò d’oro.
Lo può dire perchè la sostanza non c’è, non esiste, ed evidentemente, non è mai esistita: solo fuffa; non sostantivi, ma sinonimi. Quella bella speaker Non sta parlando di nulla, è il nulla che parla di lei. E’ questa l’imbecillità lirica positiva: la folle pretesa di asserire positivamente qualcosa che è una negatività (un non essere) che invece di essere asserita, asserisce per prima. Il miracolo ermeneutico di essere asseriti da un’assenza!
La Romagna è come la Gradisca: un sogno in una camera velate e nebbiosa del Grand Hotel.
Non esiste un futuro per il turismo eco-sostenibile per la romagna, perché la romagna non è mai esistita. Qualsiasi altra affermazione a proposito è insostenibile! Rimane solo l’eco, e per giunta, in lontananza.
Perdonatemi il calembour, è notte tarda!

venerdì, luglio 20, 2007

Break!


Insomma, tanto per sottolineare l’assoluto equilibrio della Sezione Lipparini, ci limitiamo a portare due o tre casi di successo delle donne del mondo:
In India Pratibha Patil, stando alle proiezioni, diventerà la prima donna presidente della più grande democrazia del mondo. La sua candidatura è stata voluta, a sua volta, da una donna Sonia Gandhi, vedova di Rajiv Gandhi e leader della United progressive alliance, partito di centro-sinistra.
In argentina, la moglie di Kirchner – Cristina, un incrocio tra Evita e Hilary - sta correndo per le presidenziali argentine: qui la faccenda, tuttavia, è un po’ più complicata. Infatti, dietro a tutto lo sfavillante ambaradan elettorale allestito per la sciura pare ci sia la longa manus del marito – l’attuale presidente coinvolto in alcuni scandali assieme a tutta la cricca dell’esecutivo - che non vede l’ora di fare questa ottima staffetta familiare, ed eventualmente ri-presentarsi alle prossime. Fatto sta, a bocce ferme, che la lady ha il 40% dei consensi e distacca gli altri candidati di una ventina di punti percentuali per cui neanche la mano de dios gli potrebbe togliere la poltrona.
E’ di oggi su La Stampa, un articolo dedicato alla “Papessa” Chiara Lubich. La lady di porpora‘è direttrice della congrega dei “Focolarini”, considerata la donna più potente e influente del Vaticano. Amica di Giovanni Paolo II , Giovanni XXIII e Paolo VI, visto che la signorina è del 1920, si è dimostrata capace di ottenere concessioni da sceriffi tipo Bertone o Ratzinger (quand’era segretario della congregazione per la dottrina e prefetto del Sant’Uffizio).
Tralasciamo Angela Merkel, Segolen Royal, e Hilary Clinton che chiudono il florilegio all’insegna dei successi muliebri in terre, o in sitazioni, dove non vedo tutto questo femminismo, non vedo grandi attenzione e salamelecchi per le donne. Vedo solo donne vincenti. E festa finita.
Sarà mica che la donne veline servono molto più al consumo e i media ne propugnano il modello a ragione veduta?
Sarà mica che questo ricerca/spirito/anelito di femminismo (che tra l’altro è una sorta di post-femminismo in via di scadenza e quindi in offerta speciale 3x2) non è altro che un volano per un certo tipo di consumi?

martedì, luglio 17, 2007

Contra mulierium morem


Dunque, questo post è una specie di enciclica.
Sarà lunga e dolorosa.
Il financial Times ha detto che l’Italia è il paese delle donne nude. Ovvero noi siamo un paese che ha al vertice della piramide del suo immaginario i porci e le puttane. Benissimo. Grazie cari amici inglesi. Acuti come voi nella analisi ce ne sono pochi: siete geniali.
Punto primo: avete scoperto l’acqua calda! Sono almeno dieci anni che è così e voi vi svegliate solo oggi.
Punto secondo, noi cretini italiani, li stiamo pure ad ascoltare: e diciamo “è vero! Accidenti è vero!”.
Ma certo che è vero! Lo sanno anche le veline, che notoriamente hanno il cervello intorpidito in maniera quasi irreversibile: lo sanno anche loro che l’immaginario italiano ruota attorno ai porci e alla puttane.
Il fatto che sia vero e che lo sanno tutti non risolve il problema.
Ammesso che sia un problema.
Ma la cosa che invece più mi lascia sbalordito è che le donne se ne lamentino. E piangono continuamente il loro essere circondati da persone che le calcolano solo per l’aspetto fisico, che le costringono a spogliarsi e a prostituirsi in lunghe e silenti comparsate televisive che ne sviliscono le altissime capacità intellettuali e mortificano gli interminabili anni di studio: cazzate!
E allora giù a dar la colpa agli uomini, alla società maschilista, a quei porcacci che le costringono alle peggio cose: persino guadagnare un miliardino solo per dire “passa a tim”!. Poveracce!

Insomma nei giornali la notizia non è stata che l’italia è un paese di porci e di puttane, no. La notizia è: l’italia è un paese di porci maschilisti. E via che la sociologa Chiara Saraceno ci dice che siamo arretrati rispetto al resto dell’Europa, la Rodotà ci dice che le donne sono cadute in trappola (per fortuna fa balenare qua e là qualche responsabilità anche da parte delle donne, ma poca roba) ma senza specificare che il trappolone se la sono fatto da sole.
Finchè si parla di lavoro, di diritto alla maternità anche per gli uomini, di periodi di paternità, io ci sto: sono d’accordissimo, fermo restando che la donna e l’uomo sono nel rapporto con il figlio diversissimi: questo non lo cambierà nessuna legge quadro, riformino o riformona, per ora.
Il fatto però è un altro e sta a livello sociale, di immaginario, di ideale (se vogliamo ESAGERARE): Il fatto è che le peggiori nemiche delle donne sono le donne stesse non gli uomini.
E’ inutile che le donne si lamentino dicendo: “noi ci spogliamo perché è l’unico modo per conquistare l’attenzione degli uomini”. Sarebbe come dire che la responsabilità dell’esperimento sul cane di Pavlov è del cane! Perché si sa noi uomini siamo cani, ma guai a dire loro che sono cagne (di pavlov)!
E’ inutile che le donne si ri-lamentino dicendo: “ma sono gli uomini che ci fanno così, che progettano queste campagne pubblicitarie, che propongono questo modello! Sono gli uomini che comandano”. E in questo caso, appunto, le cagne (di pavlov) sarebbero loro. Ma nessuno le obbliga a farlo. Non credo che le orde di candidate veline siano spinte da coscrizione.
Sono loro che si remano contro da sole. Potrebbero far fronte comune e mettere noi maschietti a terra in qualsiasi momento - e stavano anche per riuscirci - invece abdicano continuamente al loro ruolo di donne e preferiscono quello di spensierate cocotte.
Mi chiedo: c’è davvero bisogno delle quote rosa? Certo che c’è bisogno ma aspettarsele dagli uomini è risibile: io se voglio una libertà me la prendo. Non aspetto che me la concedano, altrimenti che libertà sarebbe? Una grazia ricevuta! E io odio le grazie ricevute, non so voi donne!
Certo che noi uomini dovremmo responsabilizzarci e sentirci debitori verso le donne, ma sicuramente non ci sentiamo debitori né sensibilizzati verso le veline (et similia). Le trattiamo come kleenex perché sono fatte per essere trattate come kleenex: dovremmo trattarle in altro modo?
Esiste un altro modo per trattare la tipa della discoteca impiallacciata di lacca e swarovski che batte un colpo ogni quarto d’ora come il campanile del duomo? Ditemi voi!
Donne, questa volta la colpa è vostra. Non c’è santo.(Fine prima parte)

giovedì, luglio 12, 2007

Piero Paci, 90 anni e non sentirli

Il signor Piero Paci, anni 90, nato a Urbania nel 1917 ha scalato il Gran Sasso. Di fatto, si è messo in tasca il guinness dei primati: immenso Piero Paci.
Sì, perché dovete sapere che Piero Paci l’escursionista lo fa a tempo perso: la sua vera passione è la bicicletta. Un giorno sì e l’altro no, ancora oggi, si spara circa 30/40 km di pedalate sul basso Appennino del Montefeltro e quando gli gira ne fa anche il doppio travestito da Miguel Indurain.
Il nonnino è nato durante la prima guerra mondiale, si è fatto la seconda, si è beccato il bombardamento di Urbania (una pagina oscura della storia marchigiana),il boom, la crisi del petrolio, l’austerity etc etc: ne ha passate, ne ha passate.
Però è ancora qui che ci dà, che ci dà e guardarlo mi riempie il cuore.
Siamo nani sulle spalle di giganti diceva Newton (ci pare).
E davanti a lui che scala il Gran Sasso, dove vanno a finire gli i-pod, i telefonini, la palestra, la beauty farm, la lampada, la plastica, il collagene, l’isola dei famosi, il grande fratello, berlusconi, prodi, il dpef??? Gliel’ha messi in culo!
Piero Paci è l’immagine di una certa italia che non c’è più, davvero, non c’è più. Siamo mutati antropologicamente, prima e poi geneticamente. Quella mutazione è avvenuta con l’industrializzazione, questa con la massificazione della cultura. E non per cattiveria o dedizione al malaffare, perché così è, e non ci pare: così è e festa finita. Con la nuova mediacrazia siamo tutti diventati software, tutti mollicci, leggerini. Ma di questo ne parliamo un’altra volta: questa è la festa per Piero Paci.
Ora vi chiederete come mai La Sezione Lipparini abbia deciso di scrivere questo post: perché?
Perché Piero Paci è il pro-zio della sezione e ci conosce da quando siamo nati.
Piero è un uomo d’altri tempi: che abisso che c’è tra noi e lui! Lo guardo e mi vedo tutta la mia deboscia… che lezione!

lunedì, luglio 09, 2007

Essendo stato


La nuova sede della sezione lipparini si trova in via bovi campeggi.
Non si tratta di una via qualunque: chi abita a bologna sa a cosa mi riferisco.
Insomma, via bovi campeggi è la via dei ragazzi di vita. Ragazzi che si prostituiscono, spesso minorenni.
Per carità non danno fastidio a nessuno. Sono dei bravi guaglioni. Io più di una volta me la sono fatta a piedi a orari improponibili e per il momento nn mi è mai successo nulla. Dov’è il problema?
Quello che voglio dire è che i poliziotti vedono continuamente quello che succede: in via bovi campeggi si trova anche la caserma della polizia. E’ tutto sotto gli occhi della polizia, ma nessuno interviene.
L’ingenuo si chiede: perché?
Io non voglio fare il grande repulisti per cui via, sbattiamoli tutti in galera. No, ripeto, non dico questo, anche perché sono ragazzini e niente di più, almeno nella maggior parte dei casi.
Però anche così è difficile andare avanti: è difficile aprire la finestra per fumarsi una sigaretta e vedere l’adescatore di turno che fa il suo lavoro.
O la donna che carica il ragazzino… sì perché, care le mie signorinelle, anche le donne sembrano dedite alla prostituzione più di quanto la vulgata femminista non dica (e su questo la Sezione sta preparando un memoriale davvero interessante).
Insomma non è un bello spettacolo. Senza moralismi, è una cosa degradante - sicuramente meglio guardare loro che Lele Mora o Corona in televisione, questo è certo - tuttavia a volte è uno spettacolo molto duro.

Ma al di là di questo - giacchè alla fine in un mesetto ci ho già fatto l’occhio - mi chiedo dove sia finito lo stato italiano. Tralascio le maiuscole perché metterle sarebbe una commedia.
Ancora una volta mi sembra di vivere in uno stato fantasma: prima chiudiamo le case chiuse, grandi proclami moralisti contro la prostituzione e poi? Tutto finisce con un riversarsi sulla strada di coloro che erano nelle case chiuse. Dov’è lo stato? Dove agisce oggi la politica?
Perché si è deciso di chiudere le case chiuse e poi si tollera tutto questo?
Perché forse un certo grado di prostituzione e di droga sono sempre tollerate?
Perché forse sono proprio loro la valvola di sfogo della nostra società? La sua salvezza?
Vedo uno stato sempre più assente, chiuso a discutere di problemucci e problemetti, grandi manovre ma lontanissimo dai problemi della gente, lontano dalla gente in generale. Altro che biopolitica, altro che grande fratello, altro che elucubrazione sul potere mediologico dello stato. Il problema è che lo stato non c’è, ci sono solo delle sue emanazioni di potere, tentacoli che vagano e danno un colpo qua e un colpo là, ma lo stato non esiste. Veramente c’è un vuoto di potere enorme o forse è il potere del vuoto che governa questa povera italia. Povera lei e poveri noi.

mercoledì, luglio 04, 2007

Il solito Carnaio Disumano

anche questa volta non ci siamo fatti mancare niente.
Fatta la Notte Rosa, conclusa alle ore 5.15, abbondantemente superato il record dell’anno scorso.
Quest’anno non c’era Milva, però abbiamo ascoltato ugualmente una grande signora delle musica italaiana: Fiorella Mannoia. Tecnicamente dolce e perfetta, niente da dire. Voto Fellini: Otto e mezzo.
Per il resto la notte è scivolata così tra alcool , coffe and sigarette.
Fuochi d’artificio, gente che urlava FORTE, ma Forte. Soprattutto le Donne. Come diceva Bukowski, il suono totale è una nevrosi femminile.

Ciò che stupisce però è la capacità dei romagnoli di inventare delle cose per attrarre la gente. Sono nati per questo.
La notte Rosa, nn è nulla, non ha nessun significato, non esiste. Eppure anche quest’anno c’era un carnaio disumano. L’anno scorso era la festa dedicata alle donne quest’anno è diventata il capodanno dell’estate. Insomma i significati scorrono e slittano, ma il business resta.
Io rimango decisamente affascinato da questa loro capacità di creare dal nulla valori (sia puro molto molto effimeri) e immagini.
Steve Jobs ha da poco effettuato una operazione di marketing invisibile con il suo I-phone. Ma se venisse in Romagna troverebbe pane per i suoi denti. E’ vero che trovare una scusa per festeggiare è facilissimo. Ma fino a un certo punto.
Un caso emblematico è la festa di Halloween che la nostra società ha assorbito come se niente fosse, nonostante non abbia nessun nesso con la nostra cultura, né con la nostra storia. Forse le mitologie si creano molto più rapidamente oggi, ma ugualmente necessitano di supporti materiali e ideologici su cui appigliarsi, almeno un minimo. Per Halloween molto hanno giovato i filmetti americani che battevano su questa super festa figa, ma non è sempre pasqua e anche quella decadrà se non trova una più valida giustificazione, a livello di immaginario intendo.
Francamente credo che anche la notte rosa, così com’è, non durerà che un altro paio d’anni, perché – appunto - non possiede una coerenza di fondo, anche se l’idea di trasformala nel Capodanno dell’estate non è male.
Vedremo.
Intanto, anche quest’anno l’abbiamo sfangata.

giovedì, giugno 28, 2007

Info - party


Per ricominciare o per ri-finire va bene anche un Party Qualunque...
A breve sarà pubblicato il programma completo.
Signor J.
Ps: il dipinto sul quale sono state apposte le info è del grande Jack Vettriano, speriamo non si inca.z.

lunedì, giugno 25, 2007

A proposito di Zero a Zero col Poggibonsi… Magic Moments


Se voi non avete mai provato l’esperienza mistica dello Zero a Zero in casa con il Poggibonsi, tutta la Sezione vi invita caldamente a provare. E’ come un De Beers, è per sempre.
Allora, mettetevi comodi, se l’avete, mettete su un cd di Perry Como - di certo qualunque esso sia, conterrà Magic Moments - e continuate a leggere questo post.
Se non l’avete canticchiate almeno una strofetta di Magic Moments, se non conoscete le parole basterà fischiettare la melodia e comunque il risultato sarà quello di mettere nel giusto mood per continuare a leggere.
Ebbene, come descrivervi lo Zero a Zero in casa col Poggibonsi?
Immaginatevi di essere in forma, di essere tirati come delle molle, rampanti come il cavallino, performanti come l’Inter di Helenio Herrera (oh cara!) pronti a vincere tutto nella vita (compresa la Coppa Campioni) e all’improvviso, il sogno svanisce come una pallida alba d’estate e vi ritrovate
a pareggiare con fatica in casa con il Poggibonsi – con tutto il grande rispetto che la Sezione Lipparini ha per il Poggibonsi calcio e per la deliziosa città di Poggibonsi che vi invitiamo a visitare anche al di fuori della nostra allegoria.
Insomma, fuori di metafora, vi accorgete che avete sbagliato a fare i conti: pensavate che sarebbe andata così, invece è andata cosà… pensavate che il portiere si sarebbe buttato a sinistra, invece si è buttato a destra, pensavate di essere pronti al trionfo invece siete a malapena raffazzonati per il pareggio.
Che sensazione grandiosa, titanica, wagneriana, trionfalisticamente apocalittica, Magic Moments!
Ebbene questa è la vita. Che sterza veloce come la palla che doveva entrare e invece è uscita. Come un soffio. Un colpo di ciglia.
Da questi momenti c’è solo da imparare.
Gloria al Poggibonsi!
Triplice fischio finale. Da domani si cambia tattica. Tacalabala!!!
Note: l'iimagine è tratta dal sito http://www.postadelgufo.it/ e rappresenta un rigore calciato da Gigi Riva

venerdì, giugno 22, 2007

Sommersi dal Palazzo


Sono in uno stabilimento di Ostia, tra il turno di lavoro del mattino e quello del pomeriggio. Intorno a me c’è la folla dei bagnanti in un silenzio simile al frastuono e viceversa. Infuria la balneazione. Quanto a me, occupato a rigenerarmi al buio rilassante del laboratorio di doppiaggio – ho in mano “l’Espresso”. L’ho letto quasi tutto, come fosse un libro. Guardo la folla e mi chiedo:” dov’è questa rivoluzione antropologica di cui tanto scrivo per gente tanto consumata nell’arte di ignorare?”. E mi rispondo:”eccola”. Infatti la folla introno a me, anziché essere la folla plebea e dialettale di dieci anni fa, assolutamente popolare, è una folla infimo borghese, che sa di essere, che vuole esserlo.”… “ho l’Espresso in mano, come dicevo. Lo guardo, e ne ricevo un’impressione sintetica: com’è diversa da me questa gente che scrive delle stesso cose che interessano a me. Ma dov’è? Dove vive?”. E’ un’idea inaspettata, una folgorazione che mi mette davanti la parole anticipatrici e, credo, chiare: “Essa vive nel Palazzo!”.
Non c’è pagina, non c’è riga in tutto l’Espresso che non riguardi solo ed esclusivamente ciò che avviene dentro il palazzo.
Solo ciò che avviene dentro il palazzo pare degno di attenzione e interesse: tutto il resto è minutaglia, brulichio, informità, seconda qualità…ciò che più importa sono le alleanze, gli intrighi, le congiure e le fortune di coloro che sono nel palazzo. E infine anche del loro modo di interpretare la realtà

Questo scriveva Pier Paolo Pasolini nella celeberrima “lettera luterana” Fuori dal Palazzo.
Quanta profezia nelle sue parole. Se fosse vissuto ancora un po’ di più avrebbe visto la gente normale cominciare a scimmiottare quello che avviene nel palazzo (ovvero nei media che il palazzo controlla) e farsi simulacro del simulacro dei potenti. E asservirsi ulteriormente imitandone i modi, i gesti e inesorabilmente anche il modo di pensare.
Da qualche tempo, credo, stiamo assistendo a un’ulteriore mutazione genetica del palazzo.
Da pochi giorni in america Hilary Clinton ha caricato su youtube uno spot elettorale del tutto anomalo. Sono ripresi lei e suo marito in una specie di parodia dell’ultima puntata dell’ultima serie del telefilm americano “I Soprano” - che narra le vicende di una famiglia mafiosa italo americana – con Hilary che comanda a bacchetta il marito in merito alla dieta.
Poi in un altro video Hilary fa una magniloquente premessa e dice agli americani che ha bisogno dei loro preziosi consigli e poi gli chiede quale canzone preferirebbero come inno per la sua campagna elettorale!
Wow il Palazzo che esce dal Palazzo! Ed è persino capaci di schermirsi!
Ovviamente, sebbene, questi due messaggi siano carichi di ironia e facciano parte di una più grane "operazione simpatia", la Sezione non abbocca. Paiono delle losche ipocrisie malcelate oppure delle ipocrisie che solo apparentemente vogliono smaschersi; meglio ancora, in questo caso non si può parlare di ipocrisie ma di una vera e propria poli-fiction. La politica assorbe i linguaggi della fiction e ne esce snaturata, essa stessa viene fagocitata dalla dimensione finzionale. Se prima il palazzo dominava le prime pagine solo per il fatto di esser “il palazzo”, ora pare aver bisogno di rappresentare se stesso con dei linguaggi che non sono più quelli della cronaca o della storia, ma sono quelli della finzione, della fiction, dello spettacolo. E ci si allontana sempre di più, gradualmente e inesorabilmente dalla realtà delle cose, e ancora la battaglia si combatte sempre più sull’immagine, sulla dimensione simbolica, simulacri di simulacri che fuggono – per intenderci hilary fa la parodia a se stessa utilizzando la parodia di una fiction televisiva….e così via.

venerdì, giugno 15, 2007

tributo a Piero Piccioni


A quasi un anno di distanza riapre la Sezione Lipparini.
Abbiamo chiuso il discorso con Milva,
E ora lo riapriamo con Piero Piccioni.

Chi era costui?


E’ una recente scoperta della Sezione Lipparini. O meglio, da tempo stavamo sulle sue tracce, ma ora grazie alla collaborazione di un nostro caro amico siamo venuti in possesso di materiale importante.
Dunque si diceva…Piero Piccioni: uno dei più grandi compositori italiani di musica da film ovviamente super dimenticato perché in italia siamo fatti così.
Una brevissima lettura al curriculum di Piero Piccioni (potete anche guardarlo, più ampiamente su wikipedia) dice che oltre ad aver suonato con Charlie Parker e aver scritto colonne sonore in America ha musicato film dei migliori registi italiani.
Ora però la Sezione entra nello specifico: a noi interessa il Piero Piccioni Jazz quello un po’ più frivolino e scorrevole. Ebbene, ascoltando i brani tratti dai Film “Finchè c’è guerra” “Fumo di Londra” (e altre due o tre perle di Albertone) si scopre che Piccioni era davvero un maestro: i suoi swing sanno di chill out e si avvicinano in maniera profetica al gusto contemporaneo per la commistione dei generi con uso sapiente dell’elettronica. Per non parlare di quando inserisce i latin: allora lì potrebbe dare la paga a molti dj.
Ora, ascoltando qualche pezzo di Piccioni mi viene alle orecchie un’Italia all’avanguardia: sì, eravamo un paese bigotto e per certi aspetti provincialissimo, democristianamente genuflesso (Sordi e Piccioni docent) però eravamo qualcosa. Per lo meno, eravamo, sussistevamo in qualcosa.
Guardiamoci in faccio oggi… Madonna che squallore!
Lungi dalla Sezione tuonare “o tempora O mores”: non siamo così reazionari. Però… soprattutto dal punto di vista dello spettacolo, delle arti e della cultura, magari un po’ di autocritica bisognerà farla.
Comunque per ora beccatevi questo Piero Piccioni. E festa finita.
Il Signor J.